ZAFFERANO FA CINQUANTA: ARTE E TECNOLOGIA DI CUCINA PER IL MONDO
(18 maggio 2016) Il traguardo dei cinquanta numeri della Rivista Zafferano, celebrato con l’evento “Dal fiore al frutto”, lunedì 16 maggio 2016 all’Orto Botanico di Padova, è stato sia per i promotori, che per i collaboratori come il sottoscritto per la Rubrica Wigwam Corner, l’occasione per un consuntivo sugli obbiettivi realizzati ma anche per tentare di lanciare il cuore oltre la siepe, almeno in termini di auspici.
Nelle parole di Nereo Marzaro patron di Sirman Spa e presidente del Consorzio Zafferano – editore della Rivista – troviamo la soddisfazione per un’avventura che ha portato l’eccellenza delle tecnologie per la ristorazione e l’hotelerie in 130 paesi nel Mondo ma accompagnata dalla cultura italiana della cucina e delle produzioni alimentari tipiche e di qualità. Ed in effetti, questo è il vero giusto connubio: non può esserci giusta scienza senza un’adeguata coscienza nel saperla ben utilizzare. E la coscienza, come la storia ci ha insegnato, è figlia della cultura materiale non disgiunta da quella umanistica.
Così come in quelle di Ferruccio Ruzzante, titolare di Studio Verde ovvero la fucina che ha forgiato nume
ro dopo numero, con uno staff di redazione di encomiabile competenza oltre che di …pazienza, legando e complementando saperi di cuochi, di scienziati, di opinion maker, di figure emblematiche del buon cibo e dell’arte cuciniera, di consorterie e movimenti di pensiero, di criticissimi gourmande e antropologi del mangiare e finalizzando tutto ciò alla formazione di una comunità di persone che, ognuna col proprio ruolo, è parte della complessissima macchina del buen vivir all’italiana.
Di tutto ciò la Rivista Zafferano è stato il magnifico contenitore che, analogamente ad una pentola magica ha saputo assemblare, mescolare e sfornare il meglio del poliedrico assortimento di prodotti finora trattati.
In ben quaranta numeri dei cinquantaquattro finora pubblicati è stata presente la rubrica Wigwam Corner. Questo spazio mi ha dato la possibilità, volta per volta, attraverso la recensione di azioni ed iniziative concrete, nonché di aziende e di personaggi, di raccontare la produzione e la manipolazione del cibo come attività intimamente connesse ad una visione del mondo dove l’equità, la collaborazione solidale e lo sviluppo sostenibile rappresentano caposaldi irrinunciabili del consorzio civile.
Ho recensito prodotti, usi e tecniche di preparazione cercando sempre risultasse evidente la loro contestualizzazione alla comunità locale e al suo habitat socio-culturale e sintonia con la mission del Circuito Wigwam. Ed ancora, esse rappresentassero delle buone pratiche che incoraggino l’emulazione e la replicazione consapevoli che il progresso nel miglioramento della qualità della vita si consegue con la salvaguardia del sapere antico migliorato, potenziato e addirittura sublimato dai moderni ritrovati della scienza, della tecnica e dell’organizzazione.
Il contesto dell’Orto Botanico, fondato nel 1545, il più antico al mondo di impronta e funzione universitaria ancora situato nella sua collocazione originaria, in cui è stata calato l’evento, è risultato molto in sintonia con tali concetti. L’Orto stesso ne rappresenta la perfetta metafora, tra la parte originaria antica, geometrica e didatticamente parcellizzata e la parte moderna, spaziale e avveniristica di serre climatizzate a riassumere i principali areali ecologici del pianeta. E non già per la copiosa presenza di piante da cibo coltivato, alimurgiche, aromatiche e officinali quanto per la funzionale ed efficace commistione tra naturale e tecnologico e tra cultura antica e sapere moderno. Similitudine che ben rappresenta l’alimentazione ricca e di qualità del giorno d’oggi che presuppone tre principali componenti: ingredienti sani e variegati, tecnologie appropriate, cultura dei prodotti e professionalità nella loro preparazione e somministrazione.
A noi Italia, piccolo Paese al centro del Mediterraneo, che tutto ciò abbiamo e ci è pure invidiato, ci si presenta uno scenario in cui tali capacità ci saranno presto richieste. Il continente africano ci è alle porte con enormi potenzialità finora non espresse o peggio, malamente saccheggiate e ci chiede assistenza per uno sviluppo finalmente equo, solidale e sostenibile.
Ne stiamo ragionando proprio in questi giorni con amici e Operatori Wigwam di Camerun, Gabon, Burkina Faso, Mozambico e altri paesi dell’area sub sahariana e proprio oggi 18 maggio 2016 a Roma, è in corso il bilaterale Italia-Africa da cui già emergono importanti indicazioni che confermano come il nostro Paese possa diventare il partner privilegiato di questo continente, immenso quanto davvero a portata di mano.
In proposito, stamane, dalla segreteria del Ministro degli Esteri On. Paolo Gentiloni ci è giunto questo comunicato. Lo trascrivo integralmente in calce perché davvero vale la pena soffermarvici per intravvedervi le entusiasmanti prospettive di un ruolo attivo dell’Italia, in specie per quanto concerne la partita della valorizzazione delle produzioni alimentari e delle tecnologie per il loro trattamento, condizionamento e conservazione. Il cuore non ci manchi.
Efrem Tassinato (*)
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L’Africa è ad un bivio. Preoccupazioni e speranze si rincorrono in quello che non è più il «continente perduto». Nel nuovo secolo l’Africa ha fatto registrare progressi significativi.
Istruzione e sanità sono migliorate, in diverse società è cresciuto il ruolo delle donne, molti Paesi sono diventati più stabili e hanno sperimentato una crescita economica sostenuta. Negli stessi anni, tuttavia, è cresciuta la minaccia del terrorismo, alimentando la spirale del fallimento degli Stati; e la spinta migratoria si è impennata. La risposta al trend demografico sarà la cartina di tornasole del futuro globale del Continente e delle gigantesche sfide del suo sviluppo sostenibile: entro il 2050 la popolazione africana raddoppierà, raggiungendo i due miliardi e mezzo di persone. Costruire opportunità economiche per le nuove generazioni è la chiave per evitare rischi di instabilità sociale e di radicalizzazione.
Il bivio dell’Africa ci riguarda, oggi come non mai. Senza una stretta cooperazione con l’Africa, infatti, non è più possibile affrontare efficacemente questioni globali come terrorismo, flussi migratori, sicurezza energetica, traffici illeciti e cambiamenti climatici.
Per questo l’Italia ha scelto di scommettere sul futuro dell’Africa attraverso un investimento di lungo periodo sulla sostenibilità.
Anzitutto, la sostenibilità della sicurezza e della pace. In Africa si svolgono otto delle maggiori operazioni internazionali di peacekeeping. L’Italia è in prima fila per la stabilizzazione della Libia, della Somalia e del Corno d’Africa, anche attraverso un’intensa attività di formazione delle forze di sicurezza e di rafforzamento delle istituzioni africane.
In secondo luogo, la sostenibilità dello sviluppo economico. A fronte delle difficoltà dovute al ribasso dei prezzi delle materie prime, servono riforme strutturali per modernizzare l’agricoltura, gestire l’urbanizzazione, diversificare il sistema produttivo e incrementare il commercio intra-africano. In un Continente dove ancora oggi 600 milioni di persone non hanno accesso stabile all’energia elettrica, l’Italia ha un ruolo rilevante da giocare. Sulla scia dell’esperienza di Expo Milano, le nostre imprese potranno contribuire all’integrazione dell’agricoltura africana nelle catene globali del valore e favorire una «rivoluzione verde sostenibile». Così come sarà decisivo il ruolo della cooperazione italiana e delle migliaia di volontari che fanno vivere i progetti.
Infine, la sostenibilità dei flussi migratori. Tra il 2010 e il 2015 due milioni di africani sono arrivati in Europa, con un incremento del 10,3% rispetto al lustro precedente. Siamo di fronte ad un fenomeno globale che va affrontato con una strategia coerente. Ecco perché l’Italia è orgogliosa di essere impegnata da anni nel salvataggio di vite umane nel Mediterraneo. Ecco perché abbiamo proposto il «Migration Compact», la cui idea di fondo è creare una partnership di lungo periodo con l’Africa, anche attraverso forme innovative di sostegno e finanziamento, chiedendo in cambio ai Paesi africani un più efficace controllo delle frontiere e una maggiore cooperazione in materia di rimpatri.
Un nuovo patto sullo sviluppo sostenibile tra Europa e Africa, tra il «vecchio Continente» e il Continente dei giovani: ecco la sfida che il Governo italiano intende lanciare con la prima Conferenza Italia-Africa.
(*) Presidente del Circuito Wigwam